Graziano di Prà

Moderna e rurale allo stesso tempo, la cantina di Graziano Prà a Monteforte d’Alpone in provincia di Verona è il luogo dove nascono vini che rispettano naturalezza e integrità delle uve bianche del Soave e anche di quelle nere della Valpolicella con cui è partita l’avventura della Morandina

Graziano Prà, come ha cominciato la sua avventura con il vino? A fine anni Settanta ero un ragazzo appena diplomato nella scuola di enologia e affiancavo mio padre che possedeva dei vigneti ma non una cantina. Il primo passo è stato proprio cercarne una in affitto: l’ho ripulita
e ho cominciato con le damigiane ma cercavo anche una filosofia, un approccio al mondo del vino.

È in questo punto della storia che arriva Slow Food? Prima ancora i circoli dell’Arci Gola. Negli anni Ottanta comincio a produrre le prime bottiglie, ad apparire nelle guide e vado a Parigi insieme a Carlin Petrini a firmare il primo manifesto Slow Food. Da lì la crescita è stata costante: nei Novanta arrivo negli USA con i vini della prima cantina a mio nome e nei primi anni del Terzo Millennio ho realizzato la nuova struttura con una parte dedicata all’accoglienza dei visitatori.

Che cosa dovrebbero sapere dei suoi vini prima di assaggiarli? Il nostro cliente tipo ama la natura, il territorio. Sposa la nostra filosofia di
vita, è invitato a scegliere bene i prodotti della terra.

Per questa ragione ha scelto l’Agricoltura Biologica per i vini della Valpolicella? Ne ho avuta la possibilità. Ho piantato io i vigneti in terreni vergini e ne ho mantenuta l’integrità. A Soave non è possibile: le nostre vigne sono in mezzo a quelle di altri produttori che non seguono l’agricoltura biologica. Abbiamo un occhio di riguardo per fare il meglio possibile, ma i contorni sono “contaminati”.

È socio della Federazione Italiana Vignaioli indipendenti.È nata 6-7 anni fa a Pollenzo per tutelare gli interessi delle aziende agricole come la nostra che facevano fatica ad avere voce in capitolo nelle scelte prese dalle grandi associazioni come Coldiretti. L’adesione si sta allargando a tutta l’Europa, dalla Germania alla Croazia.

C’è un’etichetta a cui è più affezionato? Il Soave Classico Doc di Monte Grande. È un cru che nasce da un piccolo vigneto e in cui mi identifico perché è legato alla storia della mia famiglia sin dai tempi di mio nonno, anche lui viticoltore.

Prossimi progetti? Cerco di produrre un vino buono, pulito e giusto: con i primi due punti ci prendiamo cura del nostro Pianeta; con l’ultimo, come produttore, ho l’obiettivo di fare in modo che chi lavora per me viva e guadagni bene e che abbia voglia di farlo. Il prossimo obiettivo da raggiungere è proprio questo.

di Davide Fantino

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